Esiste una trappola costituita da una rete fitta di pensieri nei quali ci si perde senza intravedere una via d’uscita: è la ruminazione mentale.
Si tratta di pensieri ripetitivi e costanti che si agganciano a episodi del passato non elaborati.
Spesso questo accade con lo scopo di tentare di trovare una spiegazione plausibile che possa giustificare un evento avvenuto, con l’illusione che in questo modo si possa fare ordine tra quei pensieri, recuperando serenità.
La parola d’ordine che alimenta questo processo, è dunque “perchè?”, con particolare riferimento verso i propri errori, le ingiustizie subite e delusioni legate a relazioni interrotte.
Questa dinamica ha come effetto quello di isolare l’individuo all’interno della propria mente, oscurando la sua attenzione da tutto il resto, come se non esistesse altro al di fuori di quei pensieri.
Si diventa, così, preda di quel vortice, che arriva ad intaccare anche la valutazione di se stessi.
La percezione di sè, infatti, è negativa e le emozioni prevalenti sono quelle relative alla vergogna, senso di colpa e rabbia, verso gli altri e verso se stessi.
Ci si incolpa di vecchi fallimenti e di errori che si sarebbero potuti evitare, oppure si accusano gli altri o elementi esterni legati alla fortuna/sfortuna che hanno interferito nel raggiungimento dei propri obiettivi.
Differenza tra ruminazione e rimuginio.
Nonostante vi siano degli aspetti che li accomunano, il rimuginio e la ruminazione sono due processi che differiscono tra loro.
Nel rimuginio emerge una preoccupazione continua ed insistente verso possibili pericoli futuri, attraverso un’anticipazione catastrofica che fa prefigurare il peggio.
E’ una forma di pensiero tipico nei disturbi d’ansia, dove la persona continua ad immaginare mentalmente tutto ciò che potrà assumere esiti negativi, auto-convincendosi della veridicità di questa sua previsione.
Gli scenari catastrofici creati dalla mente vanno ad impattare a livello emotivo, tenendo la persona all’interno di una morsa angosciante.
Nella ruminazione, invece, il focus si sposta sul passato e sui problemi legati alle vecchie esperienze, andando ad analizzare e ricercare le cause ad esse connesse (Perchè è successo? Perché tutte a me? Perché sbaglio sempre?).
Uscire dalla trappola: dalla spiegazione alla soluzione.
Abbiamo visto che il tentativo di attribuire una spiegazione agli avvenimenti legati al passato non fa altro che mantenere attiva la trappola della ruminazione e il vortice dei pensieri ripetitivi.
Questo nasce da una funzione adattiva della nostra mente, che di fronte ai problemi ricerca delle soluzioni attivando un processo analitico che compia una valutazione dettagliata delle cause.
Accade però, che di fronte a episodi passati, questa funzione, diventi pressoché inutile, se non disfunzionale, essendo questi già avvenuti e non modificabili.
La soluzione più utile, invece, in questo casi consiste nell’accettazione di quelle variabili sulle quali non abbiamo un controllo, e la focalizzazione sul momento presente e su quello che adesso possiamo fare.
A questo proposito è importante tenere a mente alcuni passaggi che ti riporto di seguito:
- Prendi consapevolezza di quello che sta avvenendo dentro la tua mente. Osserva con curiosità e, senza esprimere un giudizio, i pensieri e le emozioni correlate, che si presentano in modo ripetitivo. Immagina che nello sfondo della tua mente questi pensieri scorrano come se fossero delle diapositive che tu osservi da spettatore esterno.
- Dai un nome o un titolo alla storia che la tua mente ti racconta. I pensieri non sono altro che immagini e parole che la nostra testa ama raccontarci. Il coinvolgimento emotivo che si innesca ogni volta che percepiamo la presenza di un pensiero scomodo, aumenta se tendiamo ad identificarci con i nostri pensieri. Se ad esempio pensi ad un errore che hai commesso e ti dici che “sei sbagliato” anziché dirti che “hai sbagliato” ecco che ci ti stai fondendo con quel pensiero. E’ importante invece riconoscere gli elaborati della propria mente come se fossero storie, racconti. Puoi quindi, tornando all’esempio precedente, notare quei pensieri e dirti: “ecco la storia che la dello sbadato, del fallito, la riconosco”. Potrebbe essere utile anche scriverla su un foglio o su un quaderno per imparare a vederla dall’esterno, da una prospettiva diversa. Identificarla e darle un nome ti aiuterà a non fonderti con essa e a passare oltre, alla prossima diapositiva nello sfondo della tua mente.
- Intervieni dove puoi, accetta tutto il resto. Stare con la concretezza di questo momento significa saper distinguere tra ciò che è in tuo potere e ciò che hai da accettare . La ruminazione ti mantiene in un tempo indefinito, facendo sfuocare la tua attenzione dalla quotidianità e dal presente. Per imparare a lasciar andare quei pensieri hai bisogno di fissare obiettivi legati al qui ed ora, con piccoli passi che ti consentano di recuperare il contatto con l’unica dimensione nella quale puoi esercitare un cambiamento: adesso. Concentrati su quello che ti piace fare e orienta tutte le tue risorse ed energie verso quelle attività.
Se, tuttavia, questo processo diventa talmente invasivo da impedire il normale svolgimento delle attività, è opportuno rivolgersi all’aiuto di uno psicoterapeuta che possa accompagnare la persona verso l’elaborazione delle emozioni legate a episodi del passato irrisolti.
“Se alcuni ‘fatti’ puoi affrontali ora, fallo, se no, lasciali andare, chiudi il cerchio.
Però non con orgoglio, né superbia, ma per non rimanere intrappolato in quel luogo, in quel cuore, in quella casa.
Non sei lo stesso che eri due giorni fa, tre mesi fa, un anno fa. Pertanto non c’è nulla verso cui tornare.
Chiudi la porta, volta la pagina, chiudi il cerchio.”
-Paulo Coelho-
Maria Alice Salonis
Psicologa, Psicoterapeuta, Analista Transazionale